Quella tassa che paghi due volte

Si parla di tasse, e ce ne sono alcune che paghi due volte. Come quella dell’Iva sui rifiuti, una querelle che risale al cambio di riscossione tra Tarsu e Tia: è scattata infatti anche l’Iva al 10 per cento come per qualsiasi altra prestazione di servizi. Per qualche tempo nessuno ha protestato, ma poi la questione è finita nel mirino di associazioni dei consumatori, semplici cittadini e sindacati che hanno colto l’ingiustizia del “doppio balzello. E a quel punto, spiega Repubblica in un articolo a firma di Roberto Petrini, è scattato il patatrac:


Così la vicenda è arrivata sul tavolo della Corte costituzionale (nel 2009) e della Corte di Cassazione (sentenza 3.766 dell’8 marzo scorso) che hanno detto stop alla “tassa sulla tassa”. La motivazione? Mentre gas e acqua sono misurabili e dunque “tariffabili”, hanno spiegato sostanzialmente i giudici, i rifiuti consumati non si possono misurare, al massimo si può legare la tassa/tariffa ai metri quadrati della casa o al numero di componenti. Dunque ci troviamo di fronte una tassa a fronte di un servizio indivisibile, e non una tariffa. Questo hanno stabilito le due alte Corti. Dichiarata illegittima la tariffa, sono scattate le istanze di rimborso. Molti cittadini le hanno presentate alle società di gestione della raccolta rifiuti e altri ai Comuni: ma la risposta è stata, da parte di entrambi, che la faccenda riguardava lo Stato centrale giacché i Municipi avevano svolto il ruolo di semplici esattori. Di conseguenza il contenzioso, sempre più voluminoso, si è trasferito di fronte alle Commissioni tributarie. Molti altri cittadini invece si sono rivolti all’Agenzia delle Entrate: ma anche in questo caso la risposta non è arrivata.

Ecco i rischi per lo Stato:



Solo che, come al solito, qui succedono sempre le stesse cose:


Ma il nodo vero resta quello delle casse dello Stato: alle imprese ha restituito 2,2 miliardi di crediti Iva, e intanto annuncia una compensazione tra crediti e debiti verso lo Stato. Invece le famiglie dovranno ancora attendere: anche perché l’apposito Fondo restituzione imposte del ministero del Tesoro è stato intaccato per reperire risorse necessarie alla riforma degli ammortizzatori sociali. Insomma, quando si tratta di incassare lo Stato corre veloce, ma quando deve pagare ha il passo della tartaruga.


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